L’ecografia è un sistema di indagine diagnostica medica che non utilizza radiazioni ionizzanti, ma ultrasuoni e si basa sul principio dell’emissione di eco e della trasmissione delle onde ultrasonore. Tale metodica viene considerata come esame di base o di filtro rispetto a tecniche di Imaging più complesse come CT, imaging a risonanza magnetica, angiografia. Nelle mani del radiologo interventista è una metodica che può essere utilizzata per procedure terapeutiche mini invasive. L’ecografia è, in ogni caso, una procedura operatore-dipendente, poiché vengono richieste particolari doti di manualità e spirito di osservazione, oltre a cultura dell’immagine ed esperienza clinica.
Occorre prepararsi prima del esame?
È necessario essere a digiuno nel caso in cui la zona da sottoporre a ecografia sia l’addome superiore. Questo perché se l’’intestino, non è vuoto e privo d’aria, la visione sullo schermo dell’apparecchio ecografico può risultare distorta. Nel caso in cui la zona da sottoporre a ecografia sia l’addome inferiore occorre presentarsi con la vescica piena, avendo l’accortezza di aver bevuto un litro d’acqua un ora prima del esame in 10 minuti.
A cosa serve l’ecografia?
L’ecografia è molto utile per lo studio e il monitoraggio di alcune patologie:
- Screening per il tumore della mammella
- Patologie tiroidee
- Patologie addominali (v. appendicite, colica biliare) – Fegato organo modello standard della isoecogenicità.
- Coliche renali
Ci sono limitazioni per sottoporsi all’ecografia?
Non esistono controindicazioni di età o di genere per l’esame che ribadiamo non è ne doloroso ne fastidioso .
Come si svolge l’ecografia?
Mentre il paziente si stende sul lettino, gli viene applicato un gel ecografico sulla parte del corpo da esaminare. Il medico appoggia poi la sonda così da ottenere le immagini – che appaiono sullo schermo dell’apparecchio ecografico – che serviranno per formulare la diagnosi. L’esame solitamente dura circa venti minuti.
Come funziona l’ecografia?
Gli ultrasuoni utilizzati sono superiori ai 20 KHz. La frequenza è scelta tenendo in considerazione che frequenze maggiori hanno maggiore potere risolutivo dell’immagine, ma penetrano meno in profondità nel soggetto. Queste onde sono generate da un cristallo che sfrutta l’effetto piezoelettrico, inserito in una sonda mantenuta a diretto contatto con la pelle del paziente con l’interposizione di un apposito gel (che elimina l’aria interposta tra sonda e cute del paziente, permettendo agli ultrasuoni di penetrare nel segmento anatomico esaminato); la stessa sonda è in grado di raccogliere il segnale di ritorno, che viene opportunamente elaborato da un computer e presentato su un monitor.
Variando l’apertura emittente della sonda, è possibile cambiare il cono di apertura degli ultrasuoni e quindi la profondità fino alla quale il fascio può considerarsi parallelo.
Oggi ogni nostro ecografo è dotato delle cosiddette sonde real-time, in cui gli ultrasuoni sono prodotti e raccolti in sequenza in direzioni diverse, tramite modulazioni meccaniche o elettroniche della sonda.